Meditazioni 12 novembre 2012
“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite,così neanche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv 15, 4-7).
“O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere” (Orazione dell’XI Domenica del Tempo Ordinario).
Invochiamo per questo su ciascuno di noi lo Spirito Santo
…Invocazione allo Spirito Santo
Affidandoci alla Madonna, affidiamo a Lei anche tutte le intenzioni che Nicolino porta nel suo cuore; in particolare preghiamo per il carissimo Massimiliano Formentini, tornato al Padre nel sonno sabato notte, e la sua mamma; preghiamo per tutte le persone malate ed in particolare per un bambino affidato alle nostre preghiere, per Mania, Rossella, Anna, Gabriele, Patrizia e Remigia.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
La Vergine Maria è esempio perfetto di chi offre tutto se stesso confidando in Dio; con questa fede ella disse all’Angelo il suo “Eccomi” e accolse la volontà del Signore. Maria aiuti anche ciascuno di noi, in questo Anno della fede, a rafforzare la fiducia in Dio e nella sua Parola (Benedetto XVI, Angelus del 11.11.12).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
La visita di Maria alla parente Elisabetta è caratterizzata dalla gioia espressa dalle parole con le quali la Vergine Santa glorifica l’Onnipotente per le grandi cose che Egli ha compiuto guardando all’umiltà della sua serva: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”. Il Magnificat è il canto di lode che sale dall’umanità redenta dalla divina misericordia, sale da tutto il popolo di Dio; in pari tempo è l’inno che denuncia l’illusione di coloro che si credono signori della storia e arbitri del loro destino (Benedetto XVI, Discorso del 31.05.12).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù a Betlemme
Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l’incontro dell’eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino. Non c’è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – anche nei momenti difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?” (Benedetto XVI, Omelia del 31.12.10).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Il gesto rituale dei genitori di Gesù, che avviene nello stile di umile nascondimento che caratterizza l’Incarnazione del Figlio di Dio, trova una singolare accoglienza da parte dell’anziano Simeone e della profetessa Anna. Per divina ispirazione, essi riconoscono in quel bambino il Messia annunziato dai profeti. Nell’incontro tra il vegliardo Simeone e Maria, giovane madre, Antico e Nuovo Testamento si congiungono in modo mirabile nel rendimento di grazie per il dono della Luce, che ha brillato nelle tenebre ed ha impedito loro di prevalere: Cristo Signore, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo (Benedetto XVI, Omelia del 02.02.12).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo Gesù che viene ritrovato nel tempio
é importante notare la risonanza che può avere avuto nei cuori di Maria e Giuseppe sentire dalla bocca di Gesù quella parola “Padre”, e rivelare, sottolineare chi è il Padre, e sentire dalla sua bocca questa parola con la consapevolezza del Figlio Unigenito, che proprio per questo ha voluto rimanere per tre giorni nel tempio, che è la “casa del Padre”. Da allora, possiamo immaginare, la vita nella Santa Famiglia fu ancora più ricolma di preghiera, perché dal cuore di Gesù fanciullo – e poi adolescente e giovane – non cesserà più di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre. Questo episodio ci mostra la vera situazione, l’atmosfera dell’essere col Padre. Così la Famiglia di Nazaret è il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesù, e grazie alla sua mediazione, si vive tutti in relazione filiale con Dio Padre che trasforma anche le relazioni interpersonali, umane (Benedetto XVI, Udienza del 28.12.11).