Meditazioni 12 dicembre 2016
O Maria santissima, Madre nostra dolcissima, prendici e tienici sempre per mano per portarci sempre da Lui: quando saremo stanchi e sfiduciati, quando la lamentazione tenderà a sopraffare e a prevalere sullo stupore, sulla meraviglia, sulla dolcezza, sulla gratitudine… quando lo sconforto tenderà a farci buttare via, quando saremo amareggiati dalla delusione per i nostri continui, fallaci e perdenti tentativi di essere noi la risposta al nostro cuore, di essere noi la capacità e la proporzione di rapporti e scelte… quando il demone della presunzione ostinata, dell’orgoglio invadente e poi dell’abbattimento, dello scoraggiamento, della tentazione di arrestarsi e bloccarsi, ci potrà aggredire, tentando di farci girare a vuoto e di spegnerci nell’ozio, di indurci alla fuga o alla voglia di mollare tutto… aiutaci a risentire l’irriducibile grido del nostro cuore, suggerisci la posizione adeguata del nostro cuore e aiutaci a riaccenderci nella preghiera umile e mendicante… e accompagnaci sempre a guardare Gesù, a rivolgerci a Lui, a lasciarci afferrare da Lui, come un bambino in braccio a sua madre (Nicolino Pompei).
Preghiamo per le intenzioni di Papa Francesco, che all’Angelus di ieri ha detto: “Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo. Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c’è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate… Purtroppo ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all’impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria.
E preghiamo anche per le vittime di alcuni efferati attacchi terroristici che nelle ultime ore hanno colpito vari Paesi. Diversi sono i luoghi, ma purtroppo unica è la violenza che semina morte e distruzione, e unica è anche la risposta: fede in Dio e unità nei valori umani e civili. Vorrei esprimere una particolare vicinanza al mio caro fratello Papa Tawadros II [Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa]e alla sua comunità, pregando per i morti e i feriti”.
Affidiamo a Maria Santissima ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore. In particolare preghiamo per Francesca e per tutti i nostri cari malati.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Il secondo passaggio cruciale, narrato oggi nel Vangelo, è quando Dio viene ad abitare tra noi, si fa uomo come noi. E questo è stato possibile per mezzo di un grande sì- quello del peccato era il no; questo è il sì, è un grande sì -, quello di Maria al momento dell’Annunciazione. Per questo sì Gesù ha incominciato il suo cammino sulle strade dell’umanità; lo ha incominciato in Maria, trascorrendo i primi mesi di vita nel grembo della mamma: non è apparso già adulto e forte, ma ha seguito tutto il percorso di un essere umano. Si è fatto in tutto uguale a noi, eccetto una cosa, quel no, eccetto il peccato. Per questo ha scelto Maria, l’unica creatura senza peccato, immacolata. Nel Vangelo, con una parola sola, lei è detta «piena di grazia» (Lc 1,28), cioè ricolmata di grazia. Vuol dire che in lei, da subito piena di grazia, non c’è spazio per il peccato. E anche noi, quando ci rivolgiamo a lei, riconosciamo questa bellezza: la invochiamo “piena di grazia”, senza ombra di male (Papa Francesco, Angelus 8/12/16).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Maria risponde alla proposta di Dio dicendo: «Ecco la serva del Signore» (v. 38). Non dice: “Mah, questa volta farò la volontà di Dio, mi rendo disponibile, poi vedrò…”. No. Il suo è un sì pieno, totale, per tutta la vita, senza condizioni. E come il no delle origini aveva chiuso il passaggio dell’uomo a Dio, così il sì di Maria ha aperto la strada a Dio fra noi. È il sì più importante della storia, il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l’egoismo del peccato (Ibi).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
In questo cammino di Avvento, Dio desidera visitarci e attende il nostro sì. Pensiamo: io, oggi, quale sì devo dire a Dio? Pensiamoci, ci farà bene. E troveremo la voce del Signore dentro di Dio, che ci chiede qualcosa, un passo avanti. “Credo in Te, spero in Te, Ti amo; si compia in me la tua volontà di bene”. Questo è il sì. Con generosità e fiducia, come Maria, diciamo oggi, ciascuno di noi, questo sì personale a Dio (Ibi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
O Maria, Madre nostra Immacolata, … abbiamo bisogno del tuo sguardo immacolato, per ritrovare la capacità di guardare le persone e le cose con rispetto e riconoscenza, senza interessi egoistici o ipocrisie. Abbiamo bisogno del tuo cuore immacolato, per amare in maniera gratuita, senza secondi fini ma cercando il bene dell’altro, con semplicità e sincerità, rinunciando a maschere e trucchi. Abbiamo bisogno delle tue mani immacolate, per accarezzare con tenerezza, per toccare la carne di Gesù nei fratelli poveri, malati, disprezzati, per rialzare chi è caduto e sostenere chi vacilla. Abbiamo bisogno dei tuoi piedi immacolati, per andare incontro a chi non sa fare il primo passo, per camminare sui sentieri di chi è smarrito, per andare a trovare le persone sole (Papa Francesco, Atto di venerazione all’Immacolata 2016).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Ti ringraziamo, o Madre, perché mostrandoti a noi libera da ogni macchia di peccato, Tu ci ricordi che prima di tutto c’è la grazia di Dio, c’è l’amore di Gesù Cristo che ha dato la vita per noi, c’è la forza dello Spirito Santo che tutto rinnova. Fa’ che non cediamo allo scoraggiamento, ma, confidando nel tuo costante aiuto, ci impegniamo a fondo per rinnovare noi stessi, questa Città e il mondo intero. Prega per noi, Santa Madre di Dio! (Ibi).