Meditazioni 12 dicembre 2011
Cari fratelli e sorelle, siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum! – Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”. A donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace (Benedetto XVI, Volantino del Santo Natale 2011).
Invocazione allo Spirito Santo
A Maria Santissima affidiamo ciascuno di noi, Nicolino, tutte le sue intenzioni; in particolare preghiamo per Nazareno, per don Giacomo, per Bibi e per tutti i nostri cari malati. Preghiamo anche per Anna, perché il Signore le doni l’eterno riposo.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
È necessario mettersi di fronte al sì di Maria. Un sì detto non ad un valore, non ad un’idea della vita, non ad una nuova morale. Un sì detto al Mistero che le si presenta. Al Mistero che fa tutte le cose e in cui tutto consiste. Al Mistero da cui tutti veniamo e per cui tutto è fatto, da cui tutta la realtà, estesa e minuziosa, è fatta. Immaginiamoci quella ragazza, la vita e l’umano di quella ragazza. Tutta piena dal desiderio santo di Dio, che identificava la sua vita nella volontà di Dio, la cui legge era la legge di Dio, come una vera ebrea legata al suo popolo. Però a Maria accade “qualcosa” che non corrispondeva all’immagine che, proprio come ebrea totalmente devota ed obbediente, aveva di Dio. L’Onnipotente, l’Innominabile, il Totalmente Grande che – lo ripeto – era l’assoluto contenuto del suo desiderio e del suo cuore, si presenta a le perché, attraverso di lei, nasca e venga tra noi nella Carne di un Uomo. Nasca assumendo la Carne di un Uomo attraverso la sua carne… E Maria risponde sì. “Sì, non capisco, ho tanta paura, mi sembra impossibile, ma dico sì. Accada di me secondo la Tua Parola, secondo quello che dici Tu e come lo dici Tu”. Da qui comincia e ricomincia tutto. Il tempo e la storia sono riempiti della Presenza, di Carne e Sangue, del Senso di ogni “cosa”. Da qui: un Uomo è Dio (Nicolino Pompei, in Il Verbo si è fatto Carne e abita tra noi).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Ancora una volta non possiamo che ritrovarci avviluppati dalla carne di una donna, della Donna, la Madonna, dalla cui struggente libertà e dal cui vergine grembo il Mistero, l’Essere in cui tutto consiste, si è fatto Uomo, è accaduto nella compagnia visibile di un Uomo. Guai ad abituarci all’affermazione: “Il Mistero si è fatto compagnia di Uomo all’uomo attraverso la donna Maria di Nazareth”, guai a pronunciarla senza che, anche nei momenti più duri e fragili, proprio solo pronunciandola, in qualche modo, non ci faccia esplodere il cuore, non ci rialzi sempre la testa, non ci faccia sentire il brivido della vertigine della Grazia accadutaci (Nicolino Pompei, Volantino del S. Natale 2002).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Le persone più insignificanti di quella regione, i pastori, hanno intuito che l’atteggiamento più vero da avere di fronte a quell’annuncio sorprendente, era quello di andare, di andare a vedere. Seguirono e trovarono. Seguirono e videro. Seguirono e riconobbero: quel Bambino, quel Bambino di nome Gesù era la Carne del Mistero […] Al ritorno, rispetto ai fattori che caratterizzavano il loro duro quotidiano, non era cambiato assolutamente nulla: la puzza, in cui costantemente vivevano, rimase tale; le pecore restavano sempre quelle pecore; i loro figli, le loro mogli continuavano a stare nel freddo e nella precarietà di quella vita. Cosa cambiò allora? Cambiarono loro, cambiò l’“Oggetto” del loro sguardo, cambiarono l’evidenza e l’orizzonte di una giornata. L’evidenza e l’orizzonte non era più quella puzza, non era più la tragica fatica di quella vita così precaria; l’evidenza e l’orizzonte, ora, diventavano quel Bambino. Perché quel Bambino era stato riconosciuto – come era stato detto loro – come Dio, il Senso e il Destino di ogni uomo, il Cristo Signore. Questa è la felicità ed il vero cambiamento. Seguirono e trovarono quel Bambino, e riconobbero la Carne del Mistero presente. In quel Bambino tutto è nuovo, tutto comincia e ricomincia. Tutto è possibile. La vita diventa ciò che è: la Gloria di Cristo (Nicolino Pompei, in Il Verbo si è fatto Carne e abita tra noi).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio e l’incontro con Simeone ed Anna
La presenza di Cristo non è definibile in una qualsiasi gioia o riducibile a uno dei tanti desideri umani. La sua presenza non può che essere Totalmente Altro, Infinitamente Altro. La sua Presenza supera ed è Altro da qualsiasi immagine di gioia umana e da qualsiasi immagine di desiderio e di risposta al desiderio ci facciamo. Per questo è la sola capace di investire di luce la mente, di irrigare e fecondare permanentemente la vita, di rivelare e di rispondere alla verità del nostro desiderio. Ed è la sola capace di apportare la gioia. Non solo a noi impossibile, ma “totalmente un’altra cosa” da qualsiasi definizione possiamo avere di essa (Nicolino Pompei, La bocca non sa dire né la parola esprimere: solo chi lo prova può credere cosa sia amare Gesù).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio tra i dottori della Legge
Ecco lo scandalo del Cristianesimo: l’Eterno accade nel tempo nell’uomo Gesù. E da quel momento di tempo, il tempo, tutto il tempo in ogni momento, è ricapitolato in Lui; in Lui è chiarito e rivelato definitivamente come rapporto e responsabilità con l’Eterno, momento per momento. Solo così ogni momento di tempo non è più alla mercé dell’inconsistente, inidonea, inadeguata nostra misura; nell’arbitrio della disumana mentalità del mondo (nella quale lasciamo “inzuppare” e “infognare” la vita; dalla quale lasciamo spiegare e dipendere l’uomo, la vita, noi stessi, le cose, i rapporti…). Solo Chi ha fatto e dato la vita la può spiegare, significare e compiere; solo Chi ha originalmente tessuto il cuore lo può soddisfare. Solo l’Eterno può affermare il senso, l’unità e il destino del tempo, dentro ogni momento. Solo l’Eterno può essere la verità del tempo, di ogni momento di tempo; solo l’Eterno può essere la certezza, l’affronto e la speranza dell’attimo dell’uomo, altrimenti ritrovato fragile, insicuro, vuoto, pieno di solitudine, paura e smarrimento, e per questo solo da “drogare” e fuggire. E l’Eterno si è fatto carne: questa è l’unica e sovvertente novità nella storia degli uomini. “Tutto il resto, va beh… diciamo che è ottimo per la storia delle religioni… rimane un’eccellente materia di insegnamento”, afferma il grande Péguy (Nicolino Pompei, Volantino del S. Natale 2004).