Meditazioni 12 agosto 2013
Dobbiamo incessantemente mendicare Gesù, mendicare il Suo sguardo sempre, perché ci investa, ci commuova lo sguardo e il cuore, ci rimetta sempre in piedi e in cammino con Lui e dietro a Lui. Dobbiamo mendicare a Gesù la Grazia di vincere tutta la nostra estraneità e la nostra resistenza nella Grazia della Sua attrattiva presente. Di vincere e farci uscire da quella strettoia di immagini e di pensieri dentro cui soffochiamo, arrestiamo e perdiamo la vita, sottomettendola al dominio della nostra misura; al dominio delle nostre misere e brevi vedute, in cui qualcuno di noi si ritrova o vorrebbe ancora definire e affermare se stesso, gli altri, la realtà e anche l’appartenenza alla Compagnia. Dobbiamo domandare la Grazia di essere ridestati alle esigenze del cuore, all’emergenza del nostro bisogno, all’impeto del nostro desiderio. Perché possiamo trovarci radicalmente rinnovati a vivere questo cammino per la presenza di Gesù, che incessantemente mendica lo sguardo di ciascuno di noi, mendica la vita di ciascuno per essere ospitato ed accolto come avvenimento permanente e decisivo. Perché possiamo ritrovarci amici, veramente amici, per l’esperienza di un sostegno, di un lavoro e di una sequela nel nostro cammino, per il desiderio di vivere e concepire la vita nella luce e nello splendore dello sguardo di Gesù. Perché sia lo sguardo che portiamo a tutto e a tutti. (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
…Invocazione allo Spirito Santo
Pieni di gioia, ringraziamo il Signore per la Vacanza a Pizzoferrato che ci ha donato di vivere e che segna un momento importante del nostro cammino; affidiamo alla Madonna l’Avvenimento in piazza che vivremo in questi giorni a San Benedetto del Tronto e la seconda Vacanza ormai prossima: questi luoghi siano per noi e per tutti quelli che ne saranno in vari modi coinvolti un’occasione di incontro con il Signore e di continua conversione a Lui. Affidiamo alla Madonna il nostro piccolo Pietro, i carissimi Marco e Maria, Lucio, Luigi e Tullio. Preghiamo particolarmente per Nicolino, perché la Grazia lo preceda e lo accompagni sempre nella responsabilità a cui il Signore lo chiama.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
“Veni, Domine Iesu / vieni, Signore Gesù, / ad me veni, / vieni a me, / quaere me, / cercami, / inveni me, / trovami, / suscipe me, / prendimi in braccio, / porta me / portami”. Vieni Signore Gesù: è proprio il grido del povero di spirito, il grido di colui che tende tutto se stesso verso quello sguardo, che attende tutto da quello sguardo, che dipende in tutto da quello sguardo, dallo sguardo di Gesù. C’è qualcosa di più semplice e di più umano di questa domanda? C’è qualcosa di più adeguato al nostro bisogno? … “Che tu venga e prenda in braccio noi peccatori”. Che tu venga, o Signore, a perdonare i nostri peccati e a mettere sulle tue spalle questa pecorella smarrita e affaticata (Ibi).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Alle anime semplici non servono mezzi complicati: poiché io sono tra queste, un mattino durante il ringraziamento, Gesù mi ha dato un mezzo semplice per compiere la mia missione. Mi ha fatto capire questa parola del Cantico dei Cantici: «Attirami, noi correremo all’effluvio dei tuoi profumi» (Ct 1,4). Oh Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: «Attirando me, attira le anime che amo!». Questa semplice parola: «Attirami», basta” (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
«Nessuno può venire a me», ha detto Gesù, «se non lo attira il Padre mio che mi ha mandato». Poi, con parole sublimi, e spesso senza nemmeno usare questo mezzo così familiare al popolo, ci insegna che basta bussare perché ci venga aperto, basta cercare per trovare e tendere umilmente la mano per ricevere quello che chiediamo. Dice inoltre che tutto quello che chiederemo al Padre suo nel suo nome egli lo concederà. Certo, è per questo che lo Spirito Santo, prima della nascita di Gesù, dettò questa preghiera profetica: Attirami, noi correremo. Cos’è dunque chiedere di essere attirati, se non unirsi in modo intimo all’oggetto che avvince il cuore? Se il fuoco e il ferro avessero intelligenza e quest’ultimo dicesse all’altro: attirami, dimostrerebbe che desidera identificarsi col fuoco in modo che questo lo penetri e lo impregni con la sua sostanza bruciante e sembri formare una cosa sola con lui (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Madre amata, ecco la mia preghiera: chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a lui, che egli viva e agisca in me. Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me (povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino) correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva: certo, come santa Maddalena resta ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola dolce e infuocata. Sembrando non dare niente, dà molto di più di Marta che si agita per molte cose e vorrebbe che la sorella la imitasse. Non sono i lavori di Marta che Gesù biasima: a questi lavori la sua madre divina si è umilmente sottomessa per tutta la sua vita poiché doveva preparare i pasti per la Santa Famiglia. È solo l’inquietudine della sua ardente ospite che vorrebbe correggere” (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
“Ti prego Signore attirami tutto al tuo amore, fa tu o Cristo quello che il mio cuore non può. E tu che mi fai chiedere – tu che mi chiedi di guardarti, tu per cui siamo qui, tu che ti sei fatto incontrare nel volto di questa nostra Compagnia – tu che mi fai chiedere, concedimi”. Concedimi e attirami tutto al Tuo sguardo. Attirami, e basta. Amen (Ibi).