Meditazioni 11 settembre 2017
La preghiera è mendicanza di Cristo; che tutto accada, si faccia, si dica, si operi e si costruisca con Lui, in Lui, per Lui. Questo gesto diventa, allora, la prima, necessaria e quindi inevitabile “attività”; il primo (fin dal mattino), necessario (senza di me non potete far nulla), costante (nel tempo, perché Lui è il Significato e il Destino di tutto) “lavoro”. […] La nostra preghiera, così come è stata definita, è vissuta – e non può non essere vissuta – nella costante intercessione e compagnia di Colei che è stata chiamata ad essere la vergine Carne, il vergine Grembo attraverso cui Dio si è fatto Uomo: Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra. Questo, particolarmente, attraverso la preghiera del santo Rosario e la recita di una preghiera in cui esprimiamo tutto il nostro desiderio e la nostra esigenza di affidare a Lei la nostra vita e la nostra Compagnia. A Lei che ci ricorda sempre, con la sua costante presenza e compagnia di madre e vergine, Chi è la pienezza dell’umano (Nicolino Pompei, Dieci anni di Fides Vita…, pag. 25).
A Lei affidiamo Nicolino, ognuno di noi e tutte le persone per cui ci è stato chiesto di pregare: Alessandro, Anna, Antonella, Antonello, il vescovo Armando, Augusto, Basilio, Benedetto, Camilla, Cristina, Elena, Fiorella, Franco, Franco, Giorgio, Livia, Livio, Lorena, don Marco, Mariano, il nostro carissimo Marino e i suoi familiari, Martina, Michel, Milena, Roberto, Rosario, Savina, Simone, Sonia. Preghiamo per Papa Francesco; con lui ringraziamo il Signore per il viaggio appena vissuto in Colombia e preghiamo perché porti i frutti desiderati. In comunione con il Santo Padre preghiamo per le vittime del terremoto in Messico e dell’uragano nei Caraibi; preghiamo per tutti gli sfollati e per quanti sono ancora in pericolo. Affidiamo alla Madonna le vittime dei nubifragi che ieri hanno colpito Livorno. In questa giornata che ci richiama alla memoria l’attentato alle Torri Gemelle, vogliamo pregare anche per tutte le vittime del terrorismo e mendicare il dono della pace. Affidiamo alla Madonna tutti gli alunni e gli insegnanti perché vivano con gratitudine, gioia e passione il nuovo l’avventura del nuovo anno scolastico che sta cominciando.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
La Passione di Cristo è un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. Lo dice chiaramente Lui stesso: «Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18). […] È la via dell’umiliazione, della spogliazione di Gesù. […] Una volta intrapresa la via dell’umiliazione e della spogliazione, Gesù la percorre fino in fondo (Papa Francesco, Udienza generale 16/04/14).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. Possiamo dire che Dio vince nel fallimento! Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Ma Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un incidente; la sua morte – quella morte – era “scritta”. Davvero non troviamo tante spiegazioni. Si tratta di un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16) (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione. Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù. Ci farà bene prendere il crocifisso in mano e baciarlo tanto, tanto e dire: grazie Gesù, grazie Signore. Così sia (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona al mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me. Baciamo il crocifisso e diciamo: per me, grazie Gesù, per me (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Gesù raggiunge la completa umiliazione con la «morte di croce». Si tratta della morte peggiore, quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti. Gesù era considerato un profeta, ma muore come un delinquente. […] Gesù prende tutto il male, tutta la sofferenza su di sé. Farà bene a tutti noi guardare il crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel crocifisso. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana, si è rivestito di questa sofferenza (Ibi).