Meditazioni 11 maggio 2015
“Non vi è male da cui Dio non possa trarre un bene più grande. Non c’è sofferenza che Egli non sappia trasformare in strada che conduce a Lui” (Giovanni Paolo II, Memoria e identità, Volantino Santa Pasqua 2005).
Nell’esperienza di questa certezza, preghiamo particolarmente per il nostro carissimo Adriano e per la nostra carissima Rita, per Nicolino e per ciascuno di noi.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi
Offrendosi liberamente alla passione e alla morte di croce, il Figlio di Dio ha preso su di sé tutto il male del peccato. La sofferenza di Dio crocifisso non è soltanto una forma di sofferenza accanto alle altre, un dolore più o meno grande, ma è una sofferenza in di grado e misura incomparabili. Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza, l’ha introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell’amore (Ibi).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo la flagellazione di Gesù
La sofferenza entra nella storia dell’uomo con il peccato delle origini. È il peccato quel “pungiglione” che ci infligge dolore, che ferisce mortalmente l’essere umano. Ma la passione di Cristo sulla croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l’ha trasformata dal di dentro. Ha introdotto nella storia umana, che è storia di peccato, una sofferenza senza colpa, affrontata unicamente per amore (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo la coronazione di spine di Gesù
È questa la sofferenza che apre la porta alla speranza della liberazione, dell’eliminazione definitiva di quel “pungiglione” che strazia l’umanità. È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell’amore e trae anche dal peccato una multiforme fioritura di bene (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza, una promessa di gioia: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi” scrive san Paolo. Ciò vale per ogni sofferenza provocata dal male: vale anche per quell’enorme male sociale e politico che oggi divide e sconvolge il mondo: il male delle guerre, dell’oppressione degli individui e dei popoli; il male dell’ingiustizia sociale, della dignità umana calpestata, della discriminazione razziale e religiosa; il male della violenza, del terrorismo, della corsa alle armi – tutto questo male esiste nel mondo anche per risvegliare in noi l’amore, che è dono di sé nel servizio generoso e disinteressato a chi è visitato nella sofferenza (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo la morte di Gesù in croce
Nell’amore che ha la sua sorgente nel cuore di Cristo sta la speranza per il futuro del mondo. Cristo è il Redentore del mondo: “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Ibi).