Meditazioni 11 luglio 2011
La richiesta più nota della preghiera sacerdotale [di Gesù nell’Ultima Cena coi Suoi discepoli] è la richiesta dell’unità per i discepoli, per quelli di allora e quelli futuri. Dice il Signore: “Non prego solo per questi – cioè la comunità dei discepoli radunata nel Cenacolo – ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (v. 20s; cfr vv. 11 e 13). Che cosa chiede precisamente qui il Signore? Innanzitutto, Egli prega per i discepoli di quel tempo e di tutti i tempi futuri. Guarda in avanti verso l’ampiezza della storia futura. Vede i pericoli di essa e raccomanda questa comunità al cuore del Padre […] Egli prega affinché gli uomini siano condotti alla fede e, mediante la fede, all’amore. Egli chiede al Padre che questi credenti “siano in noi” (v. 21); che vivano, cioè, nell’interiore comunione con Dio e con Gesù Cristo e che da questo essere interiormente nella comunione con Dio si crei l’unità visibile. Due volte il Signore dice che questa unità dovrebbe far sì che il mondo creda alla missione di Gesù. Deve quindi essere un’unità che si possa vedere – un’unità che vada tanto al di là di ciò che solitamente è possibile tra gli uomini, da diventare un segno per il mondo ed accreditare la missione di Gesù Cristo. La preghiera di Gesù ci dà la garanzia che l’annuncio degli Apostoli non potrà mai cessare nella storia; che susciterà sempre la fede e raccoglierà uomini nell’unità – in un’unità che diventa testimonianza per la missione di Gesù Cristo. Ma questa preghiera è sempre anche un esame di coscienza per noi. In quest’ora il Signore ci chiede: vivi tu, mediante la fede, nella comunione con me e così nella comunione con Dio? O non vivi forse piuttosto per te stesso, allontanandoti così dalla fede? E non sei forse con ciò colpevole della divisione che oscura la mia missione nel mondo; che preclude agli uomini l’accesso all’amore di Dio? […][Invocando ora lo Spirito Santo, vogliamo fare nostra la preghiera di Gesù e così lo imploriamo] Sì, Signore, donaci la fede in te, che sei una cosa sola con il Padre nello Spirito Santo. Donaci di vivere nel tuo amore e così diventare una cosa sola come tu sei una cosa sola con il Padre, perché il mondo creda” (Benedetto XVI, Omelia del 1.04.10).
… Invocazione allo Spirito Santo
Ritrovandoci ancora una volta a vivere insieme l’Affidamento, desideriamo innanzitutto ringraziare il Signore per il dono che la Vacanza degli studenti, appena conclusasi, è per ciascuno di noi; e alla Madonna vogliamo raccomandare ognuno dei ragazzi che vi hanno partecipato.
Questa settimana è stata segnata anche dal dolore per la morte di alcune persone care; chiediamo alla Madonna, Madre sempre sollecita e misericordiosa, di intercedere per i nostri fratelli Patrizio, Elaine e Roberto, perché il Signore doni loro l’eterno riposo.
Portando nella nostra preghiera tutte le persone malate nel corpo e nello spirito, particolarmente preghiamo per alcuni amici, che ci è stato chiesto di ricordare nell’Affidamento di questa sera: Rosalba, Giancarlo, Daria, Cristian, Laura e Michela.
Pregano il Santo Rosario, vogliamo affidarci tutti a te, o Maria, raccomandandoti particolarmente Nicolino e tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Nel momento dell’annunciazione troviamo proprio tutto quello che vale: l’iniziativa del Mistero, che accade come uomo nella storia, attraverso la libertà e la carne di una donna, proprio come un bambino accade ad ogni mamma. E troviamo la risposta che – ogni giorno, momento per momento, lì dove siamo, in tutti i luoghi della nostra responsabilità, dentro ogni vocazione – siamo chiamati a dare alla Grazia che opera sempre: Fiat mihi secundum verbum tuum. Sì, così si faccia. Sì, così la mia vita; la mia vita è la tua iniziativa su di me; la tua volontà è la mia vita, la pienezza dell’umano. Per cui sì, sì, sì: il mio io pieno è secondo te, si faccia di me secondo te (Nicolino Pompei, Pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Chiediamo alla Madonna di imitare il suo fiat. Di imitare il suo sì, di imitare il suo sì nell’istante. Di imitare il suo sì al Mistero, a Cristo nella modalità e nella forma, negli istanti, nelle circostanze, nelle situazioni e condizioni dentro cui la nostra vita si trova e si troverà a passare (Nicolino Pompei, La pietra che voi costruttori avete scartato è diventata testa d’angolo. E in nessun altro c’è salvezza).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
Tu, o Maria, sei la pienezza e la certezza di quello che siamo chiamati ad essere, la pienezza esemplare per tutta la santa Chiesa di ciò che siamo chiamati a vivere come abbandono al Mistero, a Dio, a Cristo nell’istante breve. Con il tuo “sì” ci hai dato Gesù, ci hai dato Dio che si rivela nella carne di Gesù. Dice Origene: “A che ti serve che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima, nella tua carne? (Se non posso mostrare che Egli viene ed è presente ora nella mia carne?). Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, affinché possiamo dire: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me»” (Nicolino Pompei, Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Ma chi la perderà per Me la troverà).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Chi più di Maria Santissima ci può accompagnare dentro il Mistero dell’Amore di Dio, che l’ha eletta e chiamata ad essere il grembo accogliente della sua nascita come Uomo tra gli uomini… “Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ’l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”. Chi più di Maria Santissima – nel cui ventre “si raccese l’Amore”, nel cui grembo l’Amore accade come Uomo per rivelarsi come Uomo, come Uomo che porta anche i suoi connotati umani e materni – possiamo reclamare perché ci accompagni e ci sostenga a corrispondere all’Amore di Cristo, ad una vita segnata dall’amore a Cristo e dall’Amore di Cristo… (Nicolino Pompei, Caritas Christi urget nos).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
La donna tutta sottomessa all’iniziativa del Mistero e che lo ha partorito come Uomo, deve essere sempre richiamata come compagnia necessaria. Dobbiamo ora e sempre invocare la Madonna per l’imitazione del suo fiat, come suprema obbedienza alla volontà del Padre in cui solo consiste la vita. Deve essere inesauribile lo sguardo che portiamo alla Madonna, l’accoglienza della sua compagnia e la richiesta della sua intercessione (Nicolino Pompei, Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna).