Meditazioni 11 giugno 2012
San Barnaba apostolo
È veramente impressionante e commovente sorprendere nella nostra vita come tutti i nostri tentativi di contenimento e di resistenza all’avvenimento della Sua presenza e della Sua presa su di noi non sono stati e non sono capaci di vincerla. Niente è capace di vincere la forza di questa corrispondenza al cuore e il calore seduttivo ed esaustivo di questo “fuoco ardente”, segno dello splendore di Cristo risorto e della sua presa sulla nostra vita. E questo perché non dipende da noi ma dalla sua inaudita e assolutamente gratuita iniziativa dell’amore di Dio, che si mostra in tutta la sua inarrestabile misericordia proprio nella presenza, nell’amore e nella vittoria di Cristo risorto. A noi il dramma continuo di una libertà sempre in gioco dalla parte del vero, dalla parte dell’esigenza del cuore, che permetta alla vita di dargli spazio per una continua e reale esperienza e per lasciarci trasformare da Lui. Per lasciarci trascinare dentro quella continua “esperienza dell’essere amato da Gesù in modo tutto personale”, “dell’essere colpiti dall’amore di Cristo che sconvolge fin nell’intimo, trasformandoci”, con cui abbiamo sentito il Papa descrivere l’esperienza della fede in san Paolo. Ciò che rende ragione del nostro essere qui come del nostro essere insieme in cammino, è il desiderio di lasciarci colpire dall’amore sconvolgente di Cristo, che incessantemente ci chiama al Suo amore, a corrispondere al Suo amore, in una continua conoscenza di Lui come avvenimento che cammina con noi e che per questo chiede tutto il nostro coinvolgimento di libertà e ragione, per una vita che si lasci totalmente investire e quindi segnare fin nel profondo dell’essere, dalla Sua presenza viva e risorta (Nicolino Pompei, Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una perdita…).
Per questo invochiamo lo Spirito Santo…
Invocazione allo Spirito Santo…
Nella Messa di sabato mattina abbiamo riascoltato san Paolo che scrive all’amico Timoteo: “Figlio mio, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento” (2Tm 4,1-2). È facile ritrovare in queste poche righe una descrizione di ciò che Nicolino vive con ciascuno di noi, come servo fedele della nostra felicità. Nella felicissima coincidenza del suo compleanno con la solennità del Corpus Domini vissuta ieri, ringraziamo il Signore per il dono che Nicolino è alla vita di ciascuno di noi e preghiamo per lui, chiedendo per noi la semplice figliolanza di farci suoi imitatori nella fede e nella vita.
Affidiamo alla Madonna tutte le nostre intenzioni e preghiamo particolarmente per Stefano, Francesco, Alì, Giacinta e Federica.
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù
Mentre tutti sono lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, in un ascolto attentissimo, in un silenzio che faceva ancor di più emergere la forza del suo grido, improvvisamente Giovanni si azzittisce. E il suo sguardo, normalmente rivolto a ciascuno dei presenti, lo ritroviamo a fissare intensamente la figura di un uomo – un uomo giovane, un trentenne – che gli sta venendo incontro. È Gesù, che come uno dei tanti è presente, e fa la fila come tutti, prima di presentarsi davanti a Giovanni. Pensate che cosa inaudita: il Mistero fatto uomo, il Mistero in cui tutto consiste fatto uomo, l’avvenimento della salvezza… come uno dei tanti tra la folla. Che si sottomette alla comune condotta di tutti… Gesù si presenta davanti a Giovanni per essere come tutti gli altri battezzato, ma lui vuole impedirglielo, e gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu invece vieni a me?”. Ma Gesù lo fa tacere e gli impone di farlo, replicandogli: “Lascia per ora. Per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia”. È un momento brevissimo ma intensissimo, di un’intensità unica. E Gesù, dopo il gesto dell’immersione, esce dall’acqua e riprende il suo cammino (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta… Chi ha visto Me ha visto il Padre).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
E accade il miracolo. C’è poco da discutere o da interpretare. C’è la realtà, evidentemente straordinaria di un fatto che accade davanti agli occhi dei Primi, che ancora una volta vince tutta quella umanissima perplessità, che non facciamo fatica ad immaginare in loro. C’è l’evidenza e la forza del fatto… In situazioni come questa, si rinnova quella domanda che continuamente si imponeva al cuore di chi lo seguiva o assisteva ad avvenimenti straordinari come questi: “Ma chi è costui?”. Qual è la vera natura di quest’uomo? La fede è proprio la risposta a questa domanda (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
È solo il Totalmente Altro da noi che ci può introdurre alla sua rivelazione e al suo riconoscimento. Noi non dobbiamo fare altro che essere nella sincerità e nella coerenza della nostra natura e lasciarci introdurre dal Mistero che si presenta, si fa incontro e ci introduce e ci porta alla verità di sé e al modo del rapporto con Lui. Qual è la domanda che segna tutta la preghiera originale di ogni uomo e che ci viene testimoniata costantemente dalla preghiera dei Salmi? – Mostrati Signore, perché se tu non ti mostri come potrò mai incontrarti? Questa è la domanda ed è questa la vera dinamica a cui devono ubbidire la libertà e la ragione dell’uomo (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Vedere Dio è la massima esplicitazione del desiderio dell’uomo, è la massima soddisfazione dell’esigenza del cuore, il massimo compimento della vita. Quindi non è sbagliata la domanda: Mostraci il Padre e ci basta. Ma a questa domanda Dio ha risposto. La risposta è Gesù. La domanda è totalmente esaudita e la risposta è Gesù, la sua presenza, proprio quella che sta davanti agli occhi dei discepoli, come per noi nella presenza della Chiesa… La verità di cui parla Gesù è proprio la rivelazione in se stesso di Dio e del suo disegno salvifico. È la comunione tra il Padre e il Figlio, di cui Gesù è la trasparenza, la piena e reale manifestazione attraverso cui l’uomo è chiamato ad accoglierla e a viverla. Ed è chiamato ad accoglierla e a viverla nella fede come riconoscimento pieno di Gesù (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Nessuno – dice il Signore – viene a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira… Nessuno ha visto il Padre tranne Colui che viene da Dio… Sono io il pane della vita, il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. Perché la mia carne è il vero cibo e il mio sangue è la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Ibi).