Meditazioni 11 gennaio 2016
Carissimi, dopo la grazia del tempo di Natale appena vissuto, siamo oggi rientrati nel tempo ordinario, il tempo che particolarmente ci richiama a vivere cercando e amando il Signore, lasciandoci trovare e amare dal Signore, in tutti gli attimi della nostra vita, sia che mangiamo sia che beviamo, sia che facciamo qualunque altra cosa (cfr 1Cor 10,31).
Invocando insieme lo Spirito Santo, chiediamo che “il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi (cfr Ef 1,15-18).
Preghiamo per il Vescovo Carlo, che oggi celebra il secondo anniversario della sua ordinazione episcopale; preghiamo per Maurizio e per tutte le persone malate; preghiamo per Rosalba, nel quarto anniversario della sua morte; affidiamo a Maria Santissima Nicolino e ciascuno di noi.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della luce contempliamo il Battesimo di Gesù
Mentre tutti sono lì a bocca aperta, con gli occhi spalancati, in un ascolto attentissimo, in un silenzio che faceva ancor di più emergere la forza del suo grido, improvvisamente Giovanni si azzittisce. E il suo sguardo, normalmente rivolto a ciascuno dei presenti, lo ritroviamo a fissare intensamente la figura di un uomo – un uomo giovane, un trentenne – che gli sta venendo incontro. È Gesù, che come uno dei tanti è presente, e fa la fila come tutti, prima di presentarsi davanti a Giovanni. Pensate che cosa inaudita: il Mistero fatto uomo, il Mistero in cui tutto consiste fatto uomo, l’Infinito fatto uomo, l’avvenimento della salvezza… come uno dei tanti tra la folla. Che si sottomette alla comune condotta di tutti. Giovanni lo intravvede proprio mentre fa la fila per avvicinarsi a lui. Noi lo sappiamo che è Gesù che gli sta andando incontro. Ma per tutti quell’uomo è ancora uno sconosciuto. E Giovanni, mentre lo vede passare, continuando a fissare la sua presenza che si avvicina, pronuncia le inaudite parole: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. Gesù si presenta davanti a Giovanni per essere come tutti gli altri battezzato, ma lui vuole impedirglielo, e gli dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu invece vieni a me?”. Ma Gesù lo fa tacere e gli impone di farlo, replicandogli: “Lascia per ora. Per noi infatti è doveroso adempiere ogni giustizia”. È un momento brevissimo ma intensissimo, di una intensità unica. E Gesù, dopo il gesto dell’immersione, esce dall’acqua e riprende il suo cammino. Immaginiamo Giovanni immerso e gonfio di commozione. Tutto quello per cui era venuto al mondo si era presentato a lui. I suoi occhi avevano fissato i suoi occhi, il suo sguardo aveva fissato il suo sguardo. La sua vocazione era compiuta (Nicolino Pompei, Mostraci il Padre e ci basta).
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Papa Benedetto XVI, parlando a Manoppello, ha detto di quei primi uomini: “… Fecero un’esperienza indimenticabile, che li portò a dire: «abbiamo trovato il Messia». Colui che poche ore prima consideravano un semplice ‘rabbì’, aveva acquistato una identità ben precisa, quella del Cristo atteso da secoli. Ma, in realtà, quanta strada avevano ancora davanti a loro quei discepoli! Non potevano nemmeno immaginare quanto il mistero di Gesù di Nazareth potesse essere profondo; quanto il suo volto potesse rivelarsi insondabile, imperscrutabile…”. Sappiamo quanto sarà lungo il percorso che dovranno affrontare in questo cammino di conoscenza e di riconoscimento del Signore. Comunque, rimanendo ancora agli inizi, c’è un fatto indiscutibile: quegli uomini non riescono a parlare d’altro. Non riescono più a stare lontano da Lui. E non riescono a tacitare la sua presenza (Ibi).
Nel terzo mistero della luce contempliamo l’annuncio del Regno di Dio
Subito dopo – non sappiamo esattamente quanto tempo dopo – ritroviamo Andrea nell’entusiastica e irrefrenabile ricerca di suo fratello Simone, di Simon Pietro. Con molta probabilità si incontrano in riva al mare, mentre Pietro, che era pescatore, è intento a riassettare le reti dopo una pesca che quasi sempre risultava infruttuosa. È facile immaginare l’umore e la faccia di Pietro. Ci pare di sentire il contrasto tra l’entusiasmo della voce e la luminosità della faccia con cui Andrea gli corre incontro e la faccia di Pietro, segnata da una costante delusione e fatica. “Pietro, Pietro!!”. E lui che avrà risposto: “Cosa c’è, cosa c’hai da gridare? Cos’è quest’entusiasmo?”. “Pietro ascoltami, abbiamo trovato il Messia”. Non ci sono grandi parole. Non c’è una riunione o un raduno spirituale e teologico. C’è solo e semplicemente l’entusiasmo del cuore segnato dall’iniziale certezza, che comincia a crescere in quegli uomini, di aver trovato una presenza che non ha pari e per cui il cuore sente una sconvolgente familiarità, corrispondenza e attrattiva. Tanto da indicarlo – senza ancora comprenderlo – come il Messia. Pietro, pur dentro una comprensibile e iniziale diffidenza, non può non considerare che è suo fratello che gli parla e quindi, oltre all’amore, anche la fiducia che ha verso di lui. Ma soprattutto non può evitare di sentire l’inspiegabile ma evidente certezza con cui Andrea dice quelle parole e di constatare la sua faccia che non aveva mai visto così raggiante e luminosa. C’è semplicemente da seguire quell’invito ad incontrare Gesù che Andrea gli rivolge, perché possa verificare lui stesso. “Che tu possa incontrarlo almeno una volta”, gli avrà detto Andrea. È proprio semplice la proposta cristiana, il suo metodo di conoscenza e di verifica: vieni e vedi, vieni a vedere (Ibi).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù
Che io ti veda: perché la vita è e c’è per vederti, incontrarti, attaccarla tutta a te. Così dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e Colui che hai mandato”. È questa la vita, quella vera, quella piena, quella eterna. “Mostraci il Padre e ci basta”. Sì, solo la presenza del Padre basta, solo la presenza del Mistero che è Padre è tutta la corrispondenza del cuore di ogni uomo (Ibi).
Nel quinto mistero della luce contempliamo l’istituzione dell’Eucarestia
Gesù dice: “Nessuno viene a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira… Nessuno ha visto il Padre tranne Colui che viene da Dio… Sono io il pane della vita, il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangerà di questo pane vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. Perché la mia carne è il vero cibo e il mio sangue è la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Ibi) .