Meditazioni 1 giugno 2009
[Occorre invocare lo Spirito Santo] con cuore sincero, umile, realmente desideroso, bambino. Chiedere – con questo cuore e desiderio – che le parole con cui invocheremo lo Spirito accadano in noi. Essere realmente aperti e disponibili alla realtà che esse custodiscono. Essere realmente poveri perché lo Spirito realizzi ciò che chiediamo. Lo invochiamo sull’ascolto e sul lavoro (indispensabile per ciascuno) a cui saremo chiamati in questi giorni, perché sorregga e desti il nostro io ad accogliere tutto come necessario e urgente, vitale alla propria vita nel suo unico Destino. Per ritrovare un passo nuovo di radicamento del proprio io in Cristo, vera Pietra angolare senza la quale non è possibile nulla, non si costruisce nulla. Un passo nuovo e quindi realmente obbediente al cammino e ai gesti, ai rapporti della nostra Amicizia come memoria dell’iniziativa di Cristo che mi fa essere, mi cambia, mi salva (Nicolino Pompei).
…Invocazione allo Spirito Santo
Chiediamo a Maria che ci aiuti a guardare e a fissare continuamente la presenza di Gesù. Chiediamo a Maria di guardare alla grande presenza di Cristo come la guardava Lei e come ci si abbandonava Lei. A Lei affidiamo la nostra Compagnia, Nicolino e tutte le sue intenzioni.
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’angelo a Maria
Nell’Angelus troviamo proprio tutto quello che vale: l’iniziativa del Mistero, che accade come uomo nella storia, attraverso la libertà e la carne di una donna, proprio come un bambino accade ad ogni mamma. E troviamo la risposta che – ogni giorno, momento per momento, lì dove siamo, in tutti i luoghi della nostra responsabilità, dentro ogni vocazione – siamo chiamati a dare alla Grazia che opera sempre: Fiat mihi secundum verbum tuum¹.
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
Chiediamo di imitare la libertà e il cuore [di Maria], di imitare il suo fiat, perché accada in ciascuno di noi l’umano secondo Cristo, secondo la volontà dell’Eterno Padre, nella testimonianza dataci da san Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”.
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
[Non possiamo che] ritrovarci ancora una volta avviluppati dalla carne di una donna, della Donna, la Madonna, dalla cui struggente libertà e dal cui vergine grembo, il Mistero, l’Essere in cui tutto consiste, si è fatto Uomo, è accaduto nella Compagnia visibile di un Uomo.
Guai ad abituarci a pronunciare l’affermazione: «il Mistero si è fatto compagnia di Uomo all’uomo attraverso la donna Maria di Nazareth», guai a pronunciarla senza che, anche nei momenti più duri e fragili, proprio solo pronunciandola, in qualche modo, non ci faccia esplodere il cuore, non ci rialzi sempre la testa, non ci faccia sentire il brivido della vertigine della Grazia accadutaci.
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Chi più di Maria Santissima – nel cui ventre “si raccese l’Amore”, nel cui grembo l’Amore accade come Uomo per rivelarsi come Uomo, come Uomo che porta anche i suoi connotati umani e materni – possiamo reclamare perché ci accompagni e ci sostenga a corrispondere all’Amore di Cristo, ad una vita segnata dall’amore a Cristo e dall’Amore di Cristo. Dice il Papa nella Deus Caritas est: “Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra cos’è l’amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata”.
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
La Donna tutta sottomessa all’iniziativa del Mistero e che lo ha partorito come Uomo, deve essere sempre richiamata come compagnia necessaria. Dobbiamo invocare ora e sempre la Madonna per l’imitazione del suo fiat, come suprema obbedienza alla volontà del Padre in cui solo consiste la vita.