Meditazioni 1 febbraio 2016
Signore, io penso di morire se non ti sento più parlare, se non ti sento parlare adesso, se non mi attiri adesso a te e non vieni tu dentro di me perché possa accalorarmi della tua parola e del tuo amore, che solo danno pace al mio cuore, luce ai miei occhi ottenebrati, forza al mio passo; che solo mi rendono capace di vivere, di camminare e affrontare la fatica e il dramma della vita di ogni giorno. Sì, o Signore, di’ soltanto una parola, anche solo un breve accenno, un solo tuo sospiro, ed io sarò salvato. Sì, o Signore, questa è tutta la mia certezza, è tutta la mia attesa, è tutta la domanda del mio cuore di adesso e di sempre. Così sia. (Nicolino Pompei, … ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato).
Ognuno di noi faccia propria questa preghiera e tutti insieme invochiamo la compagnia della Madonna. Alla vigilia della festa della Presentazione di Gesù al tempio, in cui si celebra la giornata della vita consacrata, vogliamo affidare a Maria particolarmente Papa Francesco, Nicolino e tutte le persone consacrate. Alla Madonna raccomandiamo l’anima del carissimo Fabio, che ieri sera improvvisamente il Signore ha chiamato all’incontro definitivo con Lui; preghiamo anche per tutti i suoi familiari e amici. Preghiamo anche per mons. Gervasio Gestori, il Vescovo che il Signore ha scelto perché ci accompagnasse in tanti anni del nostro cammino e che oggi compie 80 anni.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Il Vangelo di san Luca ci presenta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio […]. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un “sì” a quell’amore, è un “sì” a Dio (Papa Francesco, Angelus del 8.12.13).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi (Papa Francesco, Udienza 23.10.13).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
La profezia di Isaia annuncia il sorgere di una immensa luce che squarcia il buio. Essa nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori. Quando gli angeli annunciarono ai pastori la nascita del Redentore, lo fecero con queste parole: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» Il “segno” è proprio l’umiltà di Dio, l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza (Papa Francesco, Omelia del 24.12.14).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Il Vangelo ci presenta la Madonna e san Giuseppe nel momento in cui, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recano al tempio di Gerusalemme. Lo fanno in religiosa obbedienza alla Legge di Mosè, che prescrive di offrire al Signore il primogenito. Possiamo immaginare questa piccola famigliola, in mezzo a tanta gente, nei grandi cortili del tempio. Non risalta all’occhio, non si distingue… Eppure non passa inosservata! Due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale riconoscono il Messia, luce delle genti e salvezza d’Israele. È un momento semplice ma ricco di profezia: l’incontro tra due giovani sposi pieni di gioia e di fede per le grazie del Signore; e due anziani anch’essi pieni di gioia e di fede per l’azione dello Spirito. Chi li fa incontrare? Gesù. Gesù li fa incontrare: i giovani e gli anziani. Gesù è Colui che avvicina le generazioni. È la fonte di quell’amore che unisce le famiglie e le persone, vincendo ogni diffidenza, ogni isolamento, ogni lontananza (Papa Francesco, Angelus del 28.12.14).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Nella vita familiare di Maria e Giuseppe Dio è veramente al centro, e lo è nella Persona di Gesù. Per questo la Famiglia di Nazaret è santa. Perché? Perché è centrata su Gesù. Quando genitori e figli respirano insieme questo clima di fede, possiedono un’energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia, ad esempio nell’evento drammatico della fuga in Egitto: una dura prova. Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono (Ibi).