Meditazioni 1 dicembre 2014
Se siamo leali con noi stessi, solo a prendere sul serio anche un solo istante del nostro umano, emerge con facilità il nostro essere bisogno, l’attesa infinita e imprescindibile che siamo. Emerge con la stessa facilità con cui la vediamo nello sguardo di un bambino che anela allo sguardo della mamma. E tanto più è un bambino “che ne fa di tutti i colori”, quanto più questo bisogno e questa attesa si mostrano evidenti. Questa è la coscienza con cui dobbiamo stare dentro la vita, così come, adesso, dentro questo incontro. La presenza di Cristo e tutta la Sua iniziativa su di noi chiedono sempre la nostra libertà perché possano trovare la porta del nostro cuore aperta, possano trovare un cuore minimamente aperto. È una Presenza che sempre attende e mendica il nostro cuore e la nostra libertà in gioco perché possa investirci di Sé e condurci alla vita vera, alla vita piena, alla vita beata. La nostra libertà è sempre sacra ed inviolabile per il Signore. Non sfonderà mai la nostra porta, ma come un mendicante e un innamorato continuerà solo a mendicare la nostra apertura perché possiamo lasciarlo entrare e seguirlo con tutta la nostra libertà, con tutto il nostro umano, presente e consapevole. Ecco perché la maniglia di questa porta è solo dalla nostra parte: se apriamo lui entra, se non apriamo continua ad attenderci pazientemente, a bussare e a mendicare questa apertura. Proprio quella dinamica e quella prospettiva familiare, conviviale ed esclusiva che viene promessa nel Libro dell’Apocalisse: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto…, pag 29).
Preghiamo perché in questo tempo di Avvento appena cominciato possiamo risentire tutto il bisogno che siamo di Cristo che venga a salvarci, a liberarci, a guarirci. Preghiamo perché il Suo avvento ci trovi aperti e disponibili ad accoglierlo. Ancora profondamente grati al Signore per l’incontro che Nicolino ha vissuto con Papa Francesco la scorsa settimana, preghiamo di conservare sempre la freschezza del nostro carisma, in un atteggiamento vigile di conversione permanente, al fine di rendere sempre più viva e feconda la spinta evangelizzatrice. Preghiamo per Papa Francesco e in comunione con lui ringraziamo il Signore per il viaggio in Turchia appena vissuto e preghiamo per tutte le persone consacrate, in questo anno che il Papa ha voluto dedicare alla vita consacrata; affidiamo alla Madonna particolarmente Nicolino, tutte le intenzioni che porta nel suo cuore, Pietro, Marco e Maria, Alessandra, Isabella e tutte le persone malate.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Il Vangelo di san Luca ci presenta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un “sì” a quell’amore, è un “sì” a Dio (Papa Francesco, Angelus del 8.12.13).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi (Papa Francesco, Udienza 23.10.13).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
La Vergine Maria ci aiuti ad affrettare il passo verso Betlemme, per incontrare il Bambino che è nato per noi, per la salvezza e la gioia di tutti gli uomini. A lei l’Angelo disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Lei ci ottenga di vivere la gioia del Vangelo in famiglia, al lavoro, in parrocchia e in ogni ambiente. Una gioia intima, fatta di meraviglia e di tenerezza. Quella che prova una mamma quando guarda il suo bambino appena nato, e sente che è un dono di Dio, un miracolo di cui solo ringraziare! (Papa Francesco, Angelus del 15.12.13).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
La vita della Vergine Santa è stata la vita di una donna del suo popolo: Maria pregava, lavorava, andava alla sinagoga… Però ogni azione era compiuta sempre in unione perfetta con Gesù. Questa unione raggiunge il culmine sul Calvario: qui Maria si unisce al Figlio nel martirio del cuore e nell’offerta della vita al Padre per la salvezza dell’umanità. La Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte. È molto bella questa realtà che Maria ci insegna: l’essere sempre uniti a Gesù (Papa Francesco, Udienza 23.10.13).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Come ha vissuto Maria la fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa… Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Il “sì” di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio (Ibi).