Meditazioni 06 ottobre 2014
Permettetemi di porre subito un richiamo. Un richiamo che mi è emerso mentre aspettavo di entrare. Lo ritengo un aiuto immediato alla coscienza di noi stessi, alla coscienza del nostro essere qui, alla coscienza del nostro bisogno nell’aderire ad un gesto come questo. È un richiamo molto semplice. Che chiede solo un cuore semplice. Che chiede un io realmente desideroso della verità di sé, un umano coincidente con quella fame e sete di verità che siamo. Vedendo molti di voi così presi da tutto fuorché dall’esigenza di entrare e attendere l’incontro in silenzio, vi domando: che cosa avevate da dire o da fare di così urgente e decisivo per non essere puntuali e presenti in silenzio ad attendere questo incontro? Accettare di lasciarsi provocare da questo richiamo è già un’immediata verifica del nostro desiderio e della nostra tensione alla verità. È la conferma di un’apertura e di una sincera disponibilità a lasciarsi spostare subito dalla parte del cuore che non attende altro che di essere investito dallo sguardo di Gesù. È sufficiente un richiamo così, basta prendere sul serio anche un richiamo così elementare, per essere aiutati alla coscienza di noi stessi e di quello che abbiamo di più caro. Siamo sempre chiamati a riconoscere nell’esperienza del nostro procedere quotidiano qual è la nostra vera tensione. Se è dalla parte dell’esigenza del cuore, del nostro bisogno o in qualcosa di stabilito da noi. Allora anche un richiamo come questo è certamente un aiuto alla consapevolezza di quale sia la nostra tensione permanente e quanto siamo sinceramente accesi dal desiderio che la vita sia rivolta e attaccata allo sguardo di Chi solo può affermarla nel suo vero significato e nella sua pienezza assoluta. È un richiamo che sostiene e spalanca alla coscienza di noi stessi dentro ogni momento, rapporto o circostanza (Nicolino Pompei, Guardate a Lui e sarete raggianti).
Chiediamo di accogliere con gratitudine e serietà questo semplice richiamo e di lasciarci ridestare dalla parte del nostro bisogno più profondo, di quell’assoluta attesa e fame che siamo. In comunione con Papa Francesco preghiamo per il Sinodo sulla famiglia. Affidiamo a Maria Santissima il piccolo Pietro, Marco e Maria, Alessandra, Vanilia, Rosella, Claudia, Luce, Gabriele, Rosella, Oscar e Mattia. Affidiamo a Maria Santissima anche l’anima di Barbara, una giovane mamma che nei giorni scorsi si è tragicamente uccisa a Jesi, e la persona che ieri si è uccisa gettandosi sotto il treno su cui viaggiavano Veronica e Francesca di ritorno da Genova. Affidiamo alla Madonna anche ciascuno di noi, Nicolino e tutte le intenzioni che porta nel suo cuore, in particolare preghiamo per il nostro Convegno ormai prossimo.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
Invocazione allo Spirito Santo…
Nel primo mistero della gloria contempliamo la risurrezione di Gesù
Nel Vangelo ci sono una forza e una tenerezza capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza. Si, nel Vangelo c’è la salvezza che colma i bisogni più profondi dell’uomo! Di questa salvezza — opera della misericordia di Dio e sua grazia — come Chiesa siamo segno e strumento, sacramento vivo ed efficace (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 112). Se così non fosse, il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si ridurrebbero a chierici di stato, sulle cui labbra il popolo cercherebbe invano la freschezza e il “profumo del Vangelo” (Ibid., 39) (Papa Francesco, Veglia del 04.10.14).
Nel secondo mistero della gloria contempliamo l’ascensione di Gesù al cielo
Emergono così, in questa cornice, i contenuti della nostra preghiera. Dallo Spirito Santo per i padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama. Accanto all’ascolto, invochiamo la disponibilità a un confronto sincero, aperto e fraterno, che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé. Lasciamo che si riversino nel nostro cuore, senza mai perdere la pace, ma con la serena fiducia che a suo tempo non mancherà il Signore di ricondurre a unità (Ibi).
Nel terzo mistero della gloria contempliamo la Pentecoste
Possa soffiare il Vento della Pentecoste sui lavori sinodali, sulla Chiesa, sull’umanità intera. Sciolga i nodi che impediscono alle persone di incontrarsi, sani le ferite che sanguinano, tanto, riaccenda la speranza; c’è tanta gente senza speranza! Ci conceda quella carità creativa che consente di amare come Gesù ha amato. E il nostro annuncio ritroverà la vivacità e il dinamismo dei primi missionari del Vangelo (Ibi).
Nel quarto mistero della gloria contempliamo l’assunzione in cielo di Maria
Il segreto sta in uno sguardo: ed è il terzo dono che imploriamo con la nostra preghiera. Perché, se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia (Ibi).
Nel quinto mistero della gloria contempliamo l’incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra
Ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate. È quanto lascia intuire l’indicazione evangelica: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Sono parole che contengono il testamento spirituale di Maria, “amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 286). Facciamole nostre! (Ibi).