Meditazioni 02 febbraio 2015
Festa della Presentazione di Gesù al Tempio
[Gesù] ha semplicemente bisogno del nostro umano, del ridestarsi del nostro bisogno: e Lui non manca mai di farsi presente. Ecco perché innanzitutto domanda alla Maddalena: perché piangi? Per chi stai piangendo? Chi stai cercando? È in questo momento che Gesù le dice: “Maria!”. E lei, al solo sentirsi chiamata per nome, si volge di scatto verso di Lui dicendogli in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: “Maestro”. “Maestro sei proprio tu!!”. Immaginiamo con quale straordinaria e impareggiabile intensità Gesù avrà potuto pronunciare il suo nome. Dovrebbe essere facile immaginarlo perché ciascuno di noi, in un preciso istante della vita, è stato investito dalla medesima eccezionalità, da una medesima e impareggiabile intensità. Quella stessa Presenza, che dentro una intensità incomparabile ha pronunciato il nome di Maria, duemila anni dopo ha pronunciato il nostro nome come nessun altro lo aveva mai fatto. E lo sta facendo ancora una volta adesso attraverso questo incontro, attraverso la carne viva di Maria Maddalena. Solo Lui può pronunciare il nostro nome in modo che tutto il nostro umano si senta così ridestato, così svelato, così abbracciato e accolto, così considerato e amato da non poter fare a meno di seguirlo, di desiderare di attaccargli tutta la vita, come vediamo nell’esperienza umana di Maria Maddalena. Siamo qui per lasciarci nuovamente chiamare per nome da Gesù. Per essere ridestati ora alla Sua presenza e al Suo amore, a quello che solo e sempre il nostro cuore brama di incontrare
(Nicolino Pompei, Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?, pag. 42-43).
In questa giornata in cui, festeggiando la presentazione di Gesù al tempio, la Chiesa celebra la giornata per la vita consacrata, preghiamo in particolare per Nicolino e per tutti gli amici della nostra Compagnia che vivono questa vocazione o ad essa si riconoscono chiamati. Affidiamo a Maria Santissima Alessandra, Pietro, Isabella, Benedetta, Stefania e tutte le persone malate. Nella provocazione fortissima che in questi giorni alcuni di noi hanno particolarmente ricevuto nell’incontro con alcuni amici in ospedale, preghiamo anche per tutte le mamme che hanno fatto o stanno pensando di sottoporsi ad un aborto. Preghiamo per Youssef, di cui in questi giorni ricorre il 38° anniversario della morte, per Gabriella e per Franca, che ricordiamo nel terzo anniversario della loro morte. Preghiamo per Papa Francesco e per il nostro carissimo Vescovo Edoardo che sabato sarà creato cardinale.
O Dio, vieni a salvarmi!
Signore, vieni presto in mio aiuto!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
…Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero della gioia contempliamo l’annuncio dell’Angelo a Maria
Il Vangelo di san Luca ci presenta Maria, una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. Un paesino. Eppure su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio […].L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un “sì” a quell’amore, è un “sì” a Dio (Papa Francesco, Angelus del 8.12.13).
Nel secondo mistero della gioia contempliamo la visita di Maria alla cugina Elisabetta
In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi (Papa Francesco, Udienza 23.10.13).
Nel terzo mistero della gioia contempliamo la nascita di Gesù
La profezia di Isaia annuncia il sorgere di una immensa luce che squarcia il buio. Essa nasce a Betlemme e viene accolta dalle mani amorevoli di Maria, dall’affetto di Giuseppe, dallo stupore dei pastori. Quando gli angeli annunciarono ai pastori la nascita del Redentore, lo fecero con queste parole: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» Il “segno” è proprio l’umiltà di Dio, l’umiltà di Dio portata all’estremo; è l’amore con cui, quella notte, Egli ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza (Papa Francesco, Omelia del 24.12.14).
Nel quarto mistero della gioia contempliamo la presentazione di Gesù al tempio
Il Vangelo ci presenta la Madonna e san Giuseppe nel momento in cui, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, si recano al tempio di Gerusalemme. Lo fanno in religiosa obbedienza alla Legge di Mosè, che prescrive di offrire al Signore il primogenito. Possiamo immaginare questa piccola famigliola, in mezzo a tanta gente, nei grandi cortili del tempio. Non risalta all’occhio, non si distingue… Eppure non passa inosservata! Due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, si avvicinano e si mettono a lodare Dio per quel Bambino, nel quale riconoscono il Messia, luce delle genti e salvezza d’Israele. È un momento semplice ma ricco di profezia: l’incontro tra due giovani sposi pieni di gioia e di fede per le grazie del Signore; e due anziani anch’essi pieni di gioia e di fede per l’azione dello Spirito. Chi li fa incontrare? Gesù. Gesù li fa incontrare: i giovani e gli anziani. Gesù è Colui che avvicina le generazioni. È la fonte di quell’amore che unisce le famiglie e le persone, vincendo ogni diffidenza, ogni isolamento, ogni lontananza (Papa Francesco, Angelus del 28.12.14).
Nel quinto mistero della gioia contempliamo il ritrovamento di Gesù nel tempio
Nella vita familiare di Maria e Giuseppe Dio è veramente al centro, e lo è nella Persona di Gesù. Per questo la Famiglia di Nazaret è santa. Perché? Perché è centrata su Gesù. Quando genitori e figli respirano insieme questo clima di fede, possiedono un’energia che permette loro di affrontare prove anche difficili, come mostra l’esperienza della Santa Famiglia, ad esempio nell’evento drammatico della fuga in Egitto: una dura prova. Il Bambino Gesù con sua Madre Maria e con san Giuseppe sono un’icona familiare semplice ma tanto luminosa. La luce che essa irradia è luce di misericordia e di salvezza per il mondo intero, luce di verità per ogni uomo, per la famiglia umana e per le singole famiglie. Questa luce che viene dalla Santa Famiglia ci incoraggia ad offrire calore umano in quelle situazioni familiari in cui, per vari motivi, manca la pace, manca l’armonia, manca il perdono (Ibi).