Affidamento 20 giugno 2011
“In certi momenti del nostro cammino esistenziale sembra quasi che ci venga da lamentarci o da obiettare la mancanza della Sua presenza o della Sua iniziativa. Quasi che Cristo non sia una presenza viva e contemporanea o che manchi la Sua Grazia su di noi. E invece manchiamo noi. Siamo qui, siamo presenti, partecipiamo a tutto… ma non ci siamo veramente, non ci siamo con tutta l’esperienza di emergenza e di urgenza del nostro umano. C’è un’affermazione di san Bernardo che è di aiuto a questo riguardo: “Tutti noi ci lamentiamo che ci manca la Grazia; ma sarebbe forse più giusto che la Grazia si lamenti che noi le manchiamo”. Nella sua essenzialità san Bernardo dice una grande e struggente verità. Una grande verità su noi stessi e una struggente verità sulla Grazia, su questo infinito e gratuito amore di Dio continuamente mobilitato verso di noi, che si strugge di dolore non per il fatto di non ricevere niente da noi ma per non essere da noi ricevuta ed accolta. Mostrando tutto il suo assoluto essere Amore, che non desidera altro che essere corrisposto solo per amore e per amore nostro […] Se siamo leali con noi stessi, noi lo sappiamo bene che non è questione di segno o di altro segno. La vera questione è il nostro atteggiamento, la nostra disposizione del cuore rispetto alla realtà. Il punto non è il segno, la mancanza del segno, la chiarezza del segno o la debolezza del segno. Ma sono io rispetto al segno. Il mio atteggiamento del cuore rispetto alla realtà. La mia ragione e la mia libertà che non lascio giocare e coinvolgere, lealmente e veramente fino in fondo, in questo rapporto con la realtà” (Nicolino Pompei, Quello che poteva essere per me un guadagno l’ho considerato una perdita…).
Invochiamo lo Spirito Santo, perché in ciascuno di noi lavi ciò che è sordido, bagni ciò che arido, sani ciò che sanguina, pieghi ciò che è rigido, scaldi ciò che è gelido, drizzi ciò che è sviato.
… Invocazione allo Spirito Santo
A Maria, Madre nostra dolcissima, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. Custodisci la nostra Compagnia ed in particolare Nicolino, intercedi per ciascuna delle intenzioni che porta nel suo cuore; particolarmente, o Maria, ti preghiamo per Giacomo, per Alessia, per Daria e per tutte le persone malate nel corpo e nello spirito
Nel primo mistero della luce contempliamo il battesimo di Gesù al fiume Giordano
Quando il Battista vede Gesù che, in fila con i peccatori, viene a farsi battezzare, rimane sbalordito; riconoscendo in Lui il Messia, il Santo di Dio, Colui che è senza peccato, Giovanni manifesta il suo sconcerto: egli stesso, il battezzatore avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù. Ma Gesù lo esorta a non opporre resistenza, ad accettare di compiere questo atto, per operare ciò che è conveniente ad «adempiere ogni giustizia». Con questa espressione, Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli chiede; è per obbedire al Padre che Egli ha accettato di farsi uomo. Questo gesto rivela anzitutto chi è Gesù: è il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre; è Colui che “si è abbassato” per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce. Il battesimo di Gesù si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore, per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, anche della nostra colpa (Benedetto XVI, Omelia del 09.01.11)
Nel secondo mistero della luce contempliamo il miracolo di Gesù alle nozze di Cana
Il Signore offrì agli ospiti delle nozze di Cana circa seicento litri di gustoso vino. Anche considerando che le nozze orientali duravano un’intera settimana e che tutto il clan familiare degli sposi partecipava alla festa, resta tuttavia il fatto che si tratta di un’abbondanza incomprensibile. L’abbondanza, la profusione è il segno di Dio nella sua creazione; Egli sciala, crea l’intero universo per dare un posto all’uomo. Egli dà la vita con un’abbondanza incomprensibile. A Cana il grande dono lascia presagire la natura inesauribile dell’amore di Dio, parla di un amore che proviene dall’eternità, che è incommensurabile e quindi salvifico. Il miracolo del vino ci aiuta così a capire cosa significa ricevere nella fede, attraverso Cristo, lo Spirito Santo, cioè, una nuova grandezza, una nuova elezione e una nuova abbondanza di vita (Joseph Ratzinger, Il segno di Cana).
Nel terzo mistero della luce contempliamo Gesù che annuncia la venuta del Regno di Dio
La “buona notizia” che Gesù proclama si riassume in queste parole: “Il regno di Dio – o regno dei cieli – è vicino” (Mt 4,17; Mc 1,15). Che significa questa espressione?
Non indica certo un regno terreno delimitato nello spazio e nel tempo, ma annuncia che è Dio a regnare, che è Dio il Signore e la sua signoria è presente, attuale, si sta realizzando. La novità del messaggio di Cristo è dunque che Dio in Lui si è fatto vicino, regna ormai in mezzo a noi, come dimostrano i miracoli e le guarigioni che compie. Dio regna nel mondo mediante il suo Figlio fatto uomo e con la forza dello Spirito Santo, che viene chiamato “dito di Dio” (cfr Lc 11,20). Dove arriva Gesù, lo Spirito creatore reca vita e gli uomini sono sanati dalle malattie del corpo e dello spirito. La signoria di Dio si manifesta allora nella guarigione integrale dell’uomo. Con ciò Gesù vuole rivelare il volto del vero Dio, il Dio vicino, pieno di misericordia per ogni essere umano; il Dio che ci fa dono della vita in abbondanza, della sua stessa vita. Il regno di Dio è pertanto la vita che si afferma sulla morte, la luce della verità che disperde le tenebre dell’ignoranza e della menzogna (Benedetto XVI, Angelus del 28.01.08).
Nel quarto mistero della luce contempliamo la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
Il racconto della Trasfigurazione parla anche di Mosè ed Elia, che apparvero e conversavano con Gesù. Effettivamente questo episodio ha un rapporto con altre due rivelazioni divine. Mosè era salito sul monte Sinai, e lì aveva avuto la rivelazione di Dio. Aveva chiesto di vedere la sua gloria, ma Dio gli aveva risposto che non l’avrebbe visto in faccia, ma solo di spalle. In modo analogo, anche Elia ebbe una rivelazione di Dio sul monte: una manifestazione più intima, non con una tempesta, con un terremoto, o con il fuoco, ma con una brezza leggera. A differenza di questi due episodi, nella Trasfigurazione non è Gesù ad avere la rivelazione di Dio, bensì è proprio in Lui che Dio si rivela e che rivela il suo volto agli Apostoli. Quindi, chi vuole conoscere Dio, deve contemplare il volto di Gesù, il suo volto trasfigurato: Gesù è la perfetta rivelazione della santità e della misericordia del Padre. Inoltre, ricordiamo che sul monte Sinai Mosè ebbe anche la rivelazione della volontà di Dio: i dieci Comandamenti. E, sempre sul monte, Elia ebbe da Dio la rivelazione divina di una missione da compiere. Gesù, invece, non riceve la rivelazione di ciò che dovrà compiere: già lo conosce; sono piuttosto gli Apostoli a sentire, nella nube, la voce di Dio che comanda: «Ascoltatelo». La volontà di Dio si rivela pienamente nella persona di Gesù. Chi vuole vivere secondo la volontà di Dio, deve seguire Gesù, ascoltarlo, accoglierne le parole e, con l’aiuto dello Spirito Santo, approfondirle (Benedetto XVI, Omelia del 20.03.11).
Nel quinto mistero della luce contempliamo Gesù che istituisce l’Eucarestia
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione“ (Lc 22,15): con queste parole Gesù ha inaugurato la celebrazione del suo ultimo convito e dell’istituzione della santa Eucaristia. Gesù è andato incontro a quell’ora desiderandola. Nel suo intimo ha atteso quel momento in cui avrebbe donato se stesso ai suoi sotto le specie del pane e del vino. Ha atteso quel momento che avrebbe dovuto essere in qualche modo le vere nozze messianiche: la trasformazione dei doni di questa terra e il diventare una cosa sola con i suoi, per trasformarli ed inaugurare così la trasformazione del mondo. Nel desiderio di Gesù possiamo riconoscere il desiderio di Dio stesso – il suo amore per gli uomini, per la sua creazione, un amore in attesa. L’amore che attende il momento dell’unione, l’amore che vuole attirare gli uomini a sé, per dare compimento con ciò anche al desiderio della stessa creazione: essa, infatti, è protesa verso la manifestazione dei figli di Dio. Gesù ha desiderio di noi, ci attende. E noi, abbiamo veramente desiderio di Lui? C’è dentro di noi la spinta ad incontrarLo? Bramiamo la sua vicinanza, il diventare una cosa sola con Lui, di cui Egli ci fa dono nella santa Eucaristia? Oppure siamo indifferenti, distratti, pieni di altro? […] Signore, tu hai desiderio di noi, di me. Tu hai desiderio di partecipare te stesso a noi nella santa Eucaristia, di unirti a noi. Signore, suscita anche in noi il desiderio di te. Rafforzaci nell’unità con te e tra di noi. Dona alla tua Chiesa l’unità, perché il mondo creda (Benedetto XVI, Omelia del 21.04.11).