Meditazioni 27 novembre 2017
Alla sola percezione della presenza di Gesù, Bartimeo cominciò a gridare senza alcun ritegno e in maniera sempre crescente: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. I molti presenti, infastiditi dalla forza del suo grido, lo rimproveravano cercando di farlo tacere. Ma egli riprese a gridare ancora più forte: “Gesù abbi pietà di me!”. E Gesù si fermò, si fermò e lo chiamò a sé. Egli allora, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e si prostrò davanti a Lui. Allora Gesù gli disse: “«Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”. Quel grido crescente e forse anche sgraziato di Bartimeo, il suo gettare via il mantello, il balzare all’impiedi per andare incontro a Gesù che lo chiamava, non possono essere lasciati alla mercé di astratti commenti metaforici. Devono semplicemente essere domandati e desiderati come il dinamismo normale e permanente del nostro io dentro un’intera giornata (Nicolino Pompei, …tutti Ti cercano).
Chiediamo di essere come Bartimeo di fronte a Gesù. Invocando la compagnia e l’intercessione della Madonna, affidiamo a lei ciascuno di noi, Nicolino e tutte gli amici per cui ci è stato chiesto di pregare: il vescovo Armando, Cherie, Cristina, Elena, Enrico, Ezio, Franca, Gaspare, Giorgio, Giovanni, Giuliano, Lina, Mariano, Mariano, Mario, Nazzareno, Roberta, Santina, Stefano e Virginia. Preghiamo per Papa Francesco e per il viaggio apostolico che da oggi a sabato vivrà in Myanmar e Bangladesh. In comunione con lui preghiamo per le vittime della strage avvenuta venerdì scorso in una moschea egiziana: “Dio ci liberi da queste tragedie e sostenga gli sforzi di tutti coloro che operano per la pace, la concordia e la convivenza”.
O Dio, vieni a salvarmi
Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
Come era nel principio è ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
… Invocazione allo Spirito Santo
Nel primo mistero del dolore contempliamo l’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
Io, Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le tribolazioni nelle quali quotidianamente sono immerso, perché infiammati dal divino amore, innalziate con me le vostre lodi a Dio: eterna è la sua misericordia. Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza. Dio, che liberò i tre giovani dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; e ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia (Dall’Epistolario di san Paolo Le-Bao-Thin agli alunni del seminario di Ke-Vinh nel 1843).
Nel secondo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene flagellato
In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me. Egli, nostro maestro, sostiene tutto il peso della croce, caricando su di me la minima e ultima parte: egli stesso combattente, non solo spettatore della mia lotta; vincitore e perfezionatore di ogni battaglia. Sul suo capo è posta la splendida corona di vittoria, a cui partecipano anche le membra (Ibi).
Nel terzo mistero del dolore contempliamo Gesù che viene coronato di spine
Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il tuo santo nome, Signore, che siedi sui Cherubini (cfr. Sal 79,2) e i Serafini? Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? Vedendo tutto questo preferisco, nell’ardore della tua carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore (Ibi).
Nel quarto mistero del dolore contempliamo Gesù che sale al Calvario portando la croce
Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza si è manifestata e glorificata la tua forza davanti alle genti; e i tuoi nemici non possono alzare orgogliosamente la testa, se io dovessi vacillare lungo il cammino. Fratelli carissimi, nell’udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene, e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia. L’anima mia magnifichi il Signore e il mio spirito esulti nel mio Dio, perché ha guardato l’umiltà del suo servo e d’ora in poi le generazioni future mi chiameranno beato (cfr. Lc 1,46-48): eterna è la sua misericordia. Lodate il Signore, popoli tutti; voi tutte, nazioni, dategli gloria (Sal 116,1), poiché Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole, per confondere i forti; ciò che è spregevole, per confondere i potenti (cfr. 1Cor 1,27). Con la mia lingua e il mio intelletto ha confuso i filosofi, discepoli dei saggi di questo mondo: eterna è la sua misericordia (Ibi).
Nel quinto mistero del dolore contempliamo Gesù che muore in croce
Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’àncora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore. E voi, fratelli carissimi, correte in modo da raggiungere la corona (cfr. 1Cor 9,24); indossate la corazza della fede (cfr. 1Ts 5,8); brandite le armi del Cristo, a destra e a sinistra (cfr. 2Cor 6,79), come insegna san Paolo, mio patrono. È bene per voi entrare nella vita zoppicanti o con un occhio solo (cfr. Mt 18,8-9), piuttosto che essere gettati fuori con tutte le membra. Venite in mio soccorso con le vostre preghiere, perché possa combattere secondo la legge, anzi sostenere sino alla fine la buona battaglia, per concludere felicemente la mia corsa (cfr. 2 Tm 4,7). Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria. Amen (Ibi).