ATTACCO ALLA CHIESA
Sul portone centrale della cattedrale di San Lorenzo non è rimasta traccia della scritta offensiva nei confronti dell’arcivescovo monsignor Angelo Bagnasco vergata da ignoti una notte della scorsa settimana, una invettiva delirante («Bagnasco vergogna») che suona ad onta dei suoi autori. Sembrava finita lì, poi ieri mattina – fatto gravissimo, foriero di ulteriori preoccupazioni – la scoperta di altri graffiti a Sampierdarena, nel Ponente, nelle vicinanze di due chiese e del centro sociale Zapata (il quale però si è detto estraneo all’accaduto), vernice rossa, falce e martello. In vico delle Catene e in piazza del Monastero accanto alla scritta «P38» i genovesi allibiti hanno potuto leggere «Bagnasco attento ancora fischia il vento», e un agghiacciante «Bagnasco a morte», con tanto di stella cinque punte. Minacce anche per il Papa e il cardinale Camillo Ruini, che ha preceduto monsignor Bagnasco al vertice della Conferenza episcopale italiana. «Messaggi blasfemi e osceni», dice il questore Salvatore Presenti. «L’attenzione resta alta, ma non c’è motivo per parlare di tensione. Dobbiamo identificare gli autori delle scritte». È stata una Pasqua nel mirino dei professionisti dell’estremismo ideologico e del fanatismo più violento, quella che ha vissuto Genova. Cani sciolti o schegge impazzite che siano, gli autori degli episodi di minaccia, intimidazione, provocazione e intolleranza degli ultimi giorni non hanno saputo mettere in preventivo la reazione della città che si è stretta attorno all’arcivescovo. La solidarietà della politica e delle istituzioni verso il Pastore della diocesi è stata reale, con l’eccezione di alcune forze e rappresentanti dell’estrema sinistra, che si sono segnalate in Consiglio regionale e in quello comunale. «Genova è molta affezionata a questo arcivescovo, che gode di grande stima», spiega un esponente del laicato impegnato. «Bagnasco – aggiunge un opinion maker profondo conoscitore della realtà locale, l’economista Lorenzo Caselli – come vescovo e presidente della Cei ha solo riproposto l’attualità di valori non negoziabili che riguardano la famiglia, la vita, la società. Ci possano essere reazioni dialettiche, e allora ci si confronta, ma scendere sul terreno dell’insulto e della minaccia è un fatto di imbecillità. Non trovo altro termine». Dagli imbecilli, dalle frange di scriteriati, dalle schegge impazzite di una ideologia che ha perduto il contatto con la realtà, e anche da chi cerca solo di mettersi in mostra per dimostrare che esiste, non resta che prendere le distanze. Così quando un gruppuscolo di provocatori ha messo in scena una sorta di rappresentazione blasfema nei pressi della chiesa di San Torpete, nei carruggi del centro, gli intervenuti si contavano sulla dita di due mani. Snobbato il mercatino improvvisato in piazza San Giorgio per la vendita di libri anticlericali. Stoppata dalla polizia la distribuzione in cattedrale, all’inizio della veglia pasquale, di finti santini, in realtà immaginette blasfeme e pornografiche. «Un fatto preoccupante», ammette il portavoce della Curia Carlo Arcolao, «ma non possiamo dimenticare che la partecipazione alle celebrazioni della Pasqua è stata superiore al consueto». Alla Via Crucis del venerdì santo in via XX Settembre hanno aderito poco meno di un migliaio di cittadini, osservati con rispetto dai non credenti. «Frange, frange marginali, come ne troviamo in tutte le realtà metropolitane», aggiunge ancora Caselli. «Si determinano situazioni che lasciano l’amaro in bocca, per cui la prudenza non è mai troppa». «Non si può escludere – afferma ancora Arcolao – che su Genova convergano ora personaggi meno controllabili e più votati all’estremismo, interessati al ruolo che l’arcivescovo ricopre come presidente della Conferenza episcopale. Capisco le contestazioni e le critiche, condanno gli insulti e le minacce. Dobbiamo scongiurare ogni effetto di emulazione, i comportamenti imitativi». Anche per questo la sorveglianza della polizia att orno al presule e ai luoghi di culto si è fatta più puntuale. Il questore nega «un innalzamento del livello di attenzione», ma i controlli – discreti – si avvertono. Quanto a monsignor Bagnasco, «non perde il sorriso», assicura chi lo conosce e lo frequenta. In settimana non sono previsti impegni pubblici. «Siamo sereni, il lavoro continua, tutto è come prima», è quanto trapela dalla sua segreteria. Mentre da Roma arriva un messaggio di solidarietà, a firma di monsignor Giuseppe Betori, a nome dei confratelli vescovi. ioni di persone sono testi sacri».