Pedofilia: solidarietà alle vittime
La verità mai strumentale
La Chiesa non ha paura della verità. Non può e non deve averne. Anche quando la verità parla di ferite e di dolore. Anche quando può apparire scomoda. Anche quando parla di infidi individui che circuiscono bambini e ragazzi avendo circuito un’istituzione, la Chiesa, della cui credibilità hanno approfittato.
La puntata di Annozero di giovedì scorso questo ha – a modo suo: discutibilissimo e ingiusto – tentato di mettere a fuoco, queste ferite e queste astuzie. Ha mostrato Mariangela, Marco e altri adulti a cui, un tempo, preti indegni hanno rubato l’innocenza, marchiandoli per sempre, perché da certe ferite non si guarisce mai del tutto e con certe cicatrici sei condannato a convivere. Sono storie che provocano dolore e indignazione perché per le vittime non ci sarà mai risarcimento adeguato; la solidarietà di oggi, per quanto sincera, può apparire poca cosa; e tutti ci domandiamo: che cosa potevamo fare e non abbiamo fatto? Diremo anche noi, sulla scia del bravissimo monsignor Fisichella, che costoro mai avrebbero dovuto diventare preti. Che andavano fermati prima, seppure questi – temiamo – pedofili sarebbero stati comunque. Ma almeno non avrebbero abusato di un ministero altissimo, né avrebbero trascinato la Chiesa nei loro impensabili gorghi.
Ovvio che non dovrebbe succedere, eppure nella logica fatale dei numeri
qualcuno di indegno (e malato) finisce per scappare. Solo l’ipocrisia può far dimenticare che questo è un obbrobrio trasversalmente presente nella società. Ci consola che i criteri di selezione e di verifica delle vocazioni al sacerdozio sono oggi molto più attenti e severi di ieri, e non per caso. Il merito va soprattutto ai provvedimenti voluti dal cardinale Ratzinger: proprio lui, tirato in campo più volte dal filmato della Bbc che Santoro ha pervicacemente voluto acquistare, ma che si è rivelato indegno di un dibattito serio.
E poiché la verità non va temuta, bisognerà pur dire che quel film, trasmesso nel corso di Annozero, è particolarmente abile. Non è un’inchiesta né un reportage, è il racconto di un giornalista e politico irlandese che da piccolo fu violentato, e che risente della durezza ma anche dell’unilateralità della sua storia. Racconta alcune vicende personali dolorose, denuncia errori di valutazione e omissioni di alcuni vescovi, ma se ne serve per un obiettivo subdolo: gettare discredito sulla Chiesa cattolica intera. Basta pensare al montaggio, con le immagini di Ratzinger e di cardinali insistentemente associate alle tristi vicende di abuso. Come sottolineava ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, «le denunce possono certamente spingere ad affrontare e risolvere problemi sottovalutati o nascosti. Allo stesso tempo non devono diventare non veritiere, così da essere strumentalizzate per distruggere invece che per costruire. La Chiesa cattolica ha dovuto imparare a sue spese le conseguenze dei gravi errori di alcuni suoi membri ed è diventata assai più capace di reagire e di prevenire».
Proprio perché nessuno deve aver paura della verità, sarà bene riprendere al più presto altre verità scomodissime a cui giovedì sera don Fortunato Di Noto ha potuto appena accennare: i 158 milioni di bambini vittime di abuso, bambini che diventano merce perché evidentemente ci sono clienti che pagano, un esercito di clienti, loro sì “protetti” da un inaccettabile clima di omertà. La verità di una pedofilia che è «lobby culturale che impunemente può esprimersi attraverso migliaia di siti che rivendicano la naturalezza dei rapporti coi bambini». E ancora il turismo sessuale, che pare non susciti indignazione sociale, forse perché si svolge lontano da noi, forse perché comunque è una forma di commercio con i suoi ricavi. Sono tutti fenomeni ributtanti, che non riguardano pochi individui esecrabili in fondo non difficili da colpire, ma tantissima gente che, trovandosi in folta compagnia e in assenza di una decisa condanna sociale, tende a giustificare la propria aberrazione.
Fenomeni sui quali siamo in attesa che Santoro & co. conducano le loro incalzanti inchieste e dicano senza reticenze tutta la verità.